360 milioni: questo è il numero delle persone che, in tutto il mondo, soffre di problemi uditivi. Per la metà di esse, l’ipoacusia ha origine dall’esposizione prolungata al rumore e, di conseguenza, si tratta di un disturbo che avrebbe potuto essere evitato.
Da questi dati emerge chiaramente che il rischio uditivo nei luoghi di lavoro è un problema concreto, che interessa diverse categorie di lavoratori, di ogni età e sesso. Secondo le stime, in Europa l’ipoacusia dovuta al rumore è la patologia professionale maggiormente diffusa, ancora di più dei problemi dermatologici e respiratori, rappresentando da sola ben un terzo dei problemi di salute sul luogo di lavoro.
I primi sintomi della perdita di udito (Starkey, “Sintomi della perdita di udito”) dovuta alla prolungata esposizione a fonti di rumore consistono nella difficoltà di percepire suoni con frequenze più alte e, se il problema non viene risolto, l’ipoacusia peggiora rapidamente, fino a rendere impossibile anche la percezione delle frequenze più basse. È importante sottolineare che la perdita di udito non si verifica solo in caso di esposizione a rumori forti e costanti (come può essere, per esempio, una betoniera in funzione) ma anche a rumori intensi e improvvisi, come quello di un’arma da fuoco o di una chiodatrice. In questi casi, il sintomo più comune è l’acufene che, provoca la sensazione di un tintinnio o un costante sibilo all’orecchio, comportando una crescente difficoltà uditiva.
Le sostanze ototossiche
La perdita uditiva può essere causata dall’esposizione prolungata al rumore ma anche da alcune sostanze chimiche ototossiche, ossia nocive per la salute dell’apparato uditivo. Tra queste, ricordiamo in particolare componenti chimici come lo stirene, il disolfuro di carbonio e il toluene, solitamente utilizzati in comparti industriali dove anche il rumore dei macchinari è molto forte, come per esempio le fabbriche in cui si producono plastica, vernici o lacche o le tipografie.
Gli effetti del rumore sulla salute
Il rumore, come è stato dimostrato, può comportare danni, anche gravi, all’udito. Ma non solo. Le donne in gravidanza che si espongono costantemente a fonti di rumore possono risentirne con un aumento della pressione arteriosa e del senso di spossatezza; anche per il feto l’esposizione della madre al rumore può essere pericolosa, determinando, ancora prima della nascita, l’insorgere di problemi uditivi.
Non sentire bene a causa del rumore può originare anche altri problemi, tra cui per esempio una crescita delle probabilità di infortuni sul lavoro. In presenza di un rumore forte, infatti, i segnali acustici e le parole dei colleghi diventano meno comprensibili oppure non ci si accorge dei segnali di allarme, come quelli emessi da certi macchinari in fase di manovra.
Il rumore, inoltre, può aumentare lo stress, sintomo che può insorgere tanto in contesti industriali quanto negli uffici: lo squillo continuo dei telefoni, per esempio, è un rumore che non solo a lungo termine può avere effetti negativi sulla salute uditiva, ma può anche contribuire alla crescita dei livelli di stress, con conseguenze come difficoltà di concentrazione o di comunicazione con i colleghi. A questo proposito, occorre ricordare che la perdita uditiva dovuta al rumore può influire negativamente a livello sociale e, di conseguenza, anche sul piano professionale: non riuscire a comprendere le direttive o i discorsi dei colleghi a causa dei problemi di udito dovuti all’esposizione a fonti rumorose, infatti, può compromettere seriamente le performance professionali.
Rumore sul luogo di lavoro: cosa dice la legge
Il problema del rumore sul luogo di lavoro è stato spesso oggetto di dibattito politico. A livello legislativo, nel 2003 è stata introdotta la direttiva 2003/10/CE del Parlamento europeo e del Consiglio sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (rumore), adottata poi da tutti gli stati membri entro il 2006, che fissa il limite di esposizione quotidiana al rumore a 87 dB. Inoltre, in base al D.Lgs.81/2008 TitoloVIII,capo II, il datore di lavoro, ai fini della tutela del lavoratore, ha l’obbligo di effettuare un’accurata valutazione dell’esposizione al rumore nell’ambiente di lavoro, adottando le misure precauzionali più adeguate (come per esempio l’insonorizzazione dei macchinari) e/o dotando il personale dei dispositivi di protezione (DPI) più idonei.